Guida storico artistica La Chiesa della Badia in Arezzo

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19 Ottobre 2013
Articolo modificato: 17 Gennaio 2023

Meno male che adesso c’è! L’esclamazione riguarda la nuova guida storico artistica della Chiesa della Badia in Arezzo scritta da Andrea Andanti, Giuliano Centrodi , Michele Tocci con la collaborazione di Sara Soldani e Alessandro Valenti. Presentata a un numerosissimo pubblico, quello delle grandi occasioni, il 9 Ottobre scorso proprio nella chiesa a cui la pubblicazione è dedicata, è nata per volontà del parroco, Don Vezio Soldani che da sempre considera la sua chiesa come uno scrigno d’arte da salvaguardare e di cui fruire, come sanno bene i tanti alunni del Liceo Artistico di Arezzo che alla Badia hanno fatto esperienza di rilievo architettonico, di catalogazione e di restauro.

L’agile volume, uscito per i tipi di Petruzzi  Editore , è stato curato graficamente da Alessandro Benci che ha anche realizzato un’ampia serie di splendide foto a corredo degli interventi scritti.

Che il volume sia più di una guida alla scoperta dei tesori della chiesa è apparso chiaro dalle differenti riflessioni che ha mosso e che sono state proposte negli interventi che hanno sostenuto l’iniziativa.

Introdotto, come gli altri , da Marco Botta, presentatore della serata, l’Arcivescovo di Arezzo Riccardo Fontana, si è soffermato sulla presenze religiose che hanno animato la storia della Badia, a partire dal grande vescovo aretino Giovanni, che richiese e ottenne nel IX secolo i resti delle Sante paleocristiane Flora e Lucilla, alle quali la Badia è dedicata, per passare alla Congregazione benedettina alla quale le reliquie vennero affidate e che si occupò della costruzione della chiesa e del suo abbellimento, per finire ai giorni nostri e a Don Vezio che da 33 anni della stessa chiesa si prende cura.

Le riflessioni storico artistiche sono state affidate a Marco Ciampolini, docente di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Questi ha sottolineato l’accuratezza del lavoro e la doppia valenza del volume che si legge sia come raccolta di saggi e riflessioni generali sull’architettura, sulla scultura, sulla pittura, sugli ori e argenti che ornano la chiesa, sia come proposta di un percorso che, dentro la chiesa, segue passo a passo il visitatore.  Più volte Ciampolini ha sottolineato la completezza della ricerca degli autori che, accanto a capolavori riconosciuti (il Crocifisso di Segna di Bonaventura, l’affresco di Bartolomeo della Gatta, le grandi pale di Vasari, la tela prospettica di Padre Pozzo…) non hanno tralasciato ambiti storico artistici spesso poco considerati, come il mobilio ligneo o le oreficeria (vedi gli straordinari busti reliquiario delle Sante titolari o l’inedita base di croce di influenza fogginiana individuata da Centrodi); una ricerca tanto approfondita e accurata che ha portato anche a novità rilevanti.

E’ il caso delle proposte avanzate da Michele Tocchi per un paio di dipinti di soggetto benedettino che lo studioso attribuisce al pittore cassinese Marco Mazzaroppi (1550ca.-1620), principale personalità artistica attiva nell’abbazia di Montecassino agli inizi del Seicento. Segno questo che i benedettini di Badia si sono avvalsi anche di artisti che usualmente lavoravano per la loro Congregazione, anche se di sedi lontane.

Ad un artista locale, ma del calibro di Giorgio Vasari, ci si rivolse per rinnovare l’architettura della chiesa poco dopo la metà del 1500. Con risultati tali che portano Ciampolini a definire la Badia massima espressione dell’architettura religiosa del grande aretino. Nella guida Andrea Andanti, a cui sono affidati i saggi sull’architettura e sulla scultura della chiesa,non manca di sottolineare come  questi  abbia saputo adeguare ai modi a lui più congeniali modelli architettonici veneti, di cui offre una personale interpretazione critica anche nei moderati ma ripetuti effetti scenici che connotano questo spazio sacro.

La chiusura della manifestazione è stata affidata all’intervento di Francesco Solitario, docente di Estetica all’Università di Siena-Arezzo. Solitario muovendo dal riconoscimento delle ricchezze artistiche della monumentale chiesa, facendo più volte riferimento a San Tommaso d’Aquino, ha proposto un’interessante e articolata riflessione sul valore della bellezza che soprattutto nelle opere d’arte sacra esplicita anche una sua dimensione morale.

Maria Cristina Castelli

 

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